
Autore: Marco Toccafondi
Editore: Self-published
Valutazione: ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️/5
Giacomo e Paola sembrano due binari che corrono paralleli, destinati a non incontrarsi mai.
Lui nonostante i trent’anni suonati è uno scapestrato che non riesce a tenersi un lavoro, dedito ad alcool, fumo e risse; lei è una giovane suora, morigerata e silenziosa, che ha trascorso tutta la sua vita tra collegio e convento senza mai abbandonare la retta via.
Due personaggi così parrebbero non avere niente in comune ma il destino ci si mette di mezzo: durante una visita nella chiesa in cui per puro caso si trova anche Paola, la mamma di Giacomo ha un malore mentre il figlio sta suonando con la sua band.
Così in una corsia d’ospedale i due binari su cui corrono le loro vite si incrociano, rivelando un passato comune, fatto di giornate trascorse in orfanotrofio e di mancanze; da allora niente sarà più lo stesso e il loro passato sembrerà voler tornare prepotentemente a galla.
“Sto andando fuori di testa, non riesco a capire perché ma mi sembra di conoscerti da una vita, e quindi sono venuto da te per tentare di capire di più di queste mie emozioni. Ed è una cosa alquanto particolare, perché solitamente le emozioni le inzuppo in un bicchiere di whiskey…”
Questo romanzo, così come i due protagonisti, è quasi una contraddizione in termini: riesce ad essere infatti molto crudo ed estremamente delicato allo stesso tempo, trascinando il lettore in un vortice di sentimenti forti e contrastanti.
Il modo in cui è scritto è tutt’altro che banale perché ogni capitolo ha una struttura diversa da quello precedente atta a mettere via via in risalto l’andamento del rapporto tra i due protagonisti, prima distanti e poi sempre più vicini fino ad incontrarsi.
“Hai presente quando hai una fissa? Sai che è una fissa perché non puoi non pensarci, non puoi evitarla, non puoi farne a meno. Una fissa del cazzo. Ecco, io ce l’ho. E sono i libri.”
L’autore utilizza un linguaggio che arriva dritto al punto, secco e senza fronzoli; non si perde mai in descrizioni o digressioni non necessarie lasciando i riflettori puntati sempre e solo sui due protagonisti.
Un romanzo introspettivo dove le emozioni e i pensieri dei protagonisti sono i padroni indiscussi e si susseguono uno dopo l’altro in quello che a tratti ricorda quasi un flusso di coscienza; i dialoghi sono ridotti al minimo indispensabile ma non per questo la lettura è meno godibile.
Nonostante questo sia il suo primo romanzo pubblicato, l’autore dimostra di avere un suo punto di vista e uno stile molto personale e non banale.
Una lettura non tra le più semplici ma sicuramente consigliata dove l’autore non ci fa mancare nemmeno il colpo di scena finale.
“È l’odore, il tagliarsi con le pagine affilate, il giallo del tempo, la forma ondulata, incartapecorita, dopo essere stati sotto l’acqua, le copertine in rilievo delle edizioni recenti e il passarci sopra le dita. Fermandosi e ripartendo, Entro nel libro, spengo la luce.”